IN RICORDO DI ALAN WHITE

Paolo Sburlati 12 set 2022
Ricordo quando nel 1996 con l’allora distributore del marchio Ludwig in Italia, portammo il leggendario Alan White sul palco della Fiera di Pesaro per una clinic. Andai a prenderlo all’aeroporto di Rimini, lui arrivava da Londra. Stanco. Ma per Ludwig, Alan avrebbe fatto qualunque cosa. Un endorser fedele, dal gran cuore. E simpatico, simpatico, simpatico.
Con Alan potevi parlare di qualsiasi cosa e aveva sempre un aneddoto da raccontare. Storie incredibili e fantascientifiche su Jon Anderson, battute goliardiche e avventure al limite dell’impossibile di quel mattacchione di Rick Wakeman, discussioni feroci con Steve Howe, esaustive prove e jam session in studio con quella roccia di Chris Squire per trovare la ritmica giusta, alla velocità giusta, con gli accenti giusti.
Raccontava con semplicità ed allegria storie vissute con i suoi sodali in giro per il mondo, il mondo degli Yes, probabilmente la prog-rock band più irraggiungibile in quel periodo irripetibile, gli anni Settanta. Alan non si rendeva conto dei miei occhi ed orecchie sgranati nell’assimilare le sue parole...

Ricordo che quando lo presentai sul palco alle centinaia di giovani assiepati in sua attesa, il boato che lo accolse fece zittire la folla presente alla Fiera di Pesaro; tutti si guardarono ...
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intorno cercando di capire che cosa stava succedendo nel padiglione più in là.
Accorsero in tanti quel pomeriggio per vedere da vicino un’icona vivente, un musicista che, nel 1969 (quando aveva 20 anni) era in aereo con John Lennon, Eric Clapton e Yoko Ono, e mentre volavano imparava i brani da suonare di lì a poco a Toronto, in Canada. Il disco di quel concerto “Live Peace in Toronto” vendette milioni di copie.
Alan White registrò poi Istant Karma (1970) firmato Lennon/Ono, nonché Imagine, il quinto album solista del baronetto. Prima di John Lennon, nel 1968, Alan aveva ricevuto l’invito a suonare con gli Airforce, il gruppo formato nientemeno che da Ginger Baker dopo l’esperienza con i Cream. Ginger Baker che chiese ad Alan White di suonare con lui, mica da poco! Cosa aveva di speciale Alan White da stupire un mito come Ginger? Ginger probabilmente non aveva bisogno di un altro batterista! Bastava e avanzava. Eppure no, Ginger voleva un altro batterista per dialogare con lui e con il nutrito staff di percussionisti che lo accompagnava sul palco degli Airforce. Pensiamoci bene. Fu un grande riconoscimento per Alan White.

Dopo la Plastic Ono Band, Alan White ricevette l’invito di George Harrison per suonare sul suo album solista, All Things Must Pass (1970), quello in cui appare niente di meno che il leggendario brano My Sweet Lord. Alan White divenne un sessionman apprezzato, finendo per suonare con Billy Preston, Doris Troy, Rosetta Hightower, fino al 27 luglio del 1972, quando ricevette l’invito ad entrare negli Yes. Anche in quel caso, Alan ebbe solo tre giorni per imparare i brani degli Yes ma Chris Squire gli disse: “o accetti o voli dalla finestra!” Tre giorni dopo, il 30 luglio del 1972, gli Yes si esibirono per la prima volta con Alan White alla batteria di fronte a 15.000 ragazzi a Dallas, nel Texas statunitense. Alan rimase con gli Yes per 50 anni!

Con gli Yes, oltre a suonare la batteria, Alan White suonò il pianoforte in alcuni brani e sporadicamente partecipò alla composizione. Ad esempio, In The Presence Of – uno dei brani di punta dell’album degli Yes Magnification (2001) – che è basato su un riff di pianoforte, è composto da White. Nella hit Owner Of A Lonely Heart, il brano d’apertura dell’album 90125 (del 1983) Alan White compose le parti di synth a due mani con Keith Spencer-Allen, il tecnico del suono della band. Fu poi proprio White a suggerire il nome di Spencer a Vangelis, che ne scelse la voce per il suo brano Albedo 0.39 del 1976.

Alan White pubblicò anche un album solista, Ramshackled (1975), alla cui realizzazione parteciparono anche gli altri membri degli Yes.

Nel 2011 uscì Levin Torn White, l’album firmato Tony Levin, David Torn e, appunto, Alan White. Levin e Torn nel 1998 avevano registrato un disco con Bill Bruford, il primo e storico batterista degli Yes, si intitolava Bruford Levin Upper Extremities.

Quel pomeriggio del 1996 sul palco di Pesaro, con il microfono in mano ricordo di aver chiesto al pubblico “Do you know the name of the band this man plays with? Yes or no?” [Conoscete il nome della band con cui questo uomo suona? Sì o no”] scoppiò uno “Yes” megatonico dalle bocche di quelle centinaia di ragazzi presenti in sala. Mi girai e vidi Alan dietro di me con un sorriso larghissimo che mi guardava e ripeteva: “Yes or no - just great!” Poi salì sul seggiolino della Ludwig che era stata preparata al mattino e cominciò ad inanellare una serie di ritmiche trascinanti, coinvolgenti, a volte semplici, a volte complicate, quelle ritmiche che avevano reso famosi brani come Yours Is No Disgrace, Roundabout, Close To The Edge, Tales From Topographic Oceans. Si divertiva, amava suonare quei tamburi e lo faceva con una grande sicurezza e relax. Lo ha fatto per tutta la vita. E avrebbe ricominciato a farlo per il tour del cinquantennale di Close To The Edge allora in arrivo. Un tour che vedrà invece Jay Schellen dietro lo sgabello, uno dei migliori amici di Alan e batterista di World Trade e Asia.

Alan White ci ha lasciato il 26 maggio 2022, dopo una breve battaglia contro un’infezione batterica. Aveva 72 anni. Nella sua casa di Seattle vivono ricordi di un batterista ormai immortale. Custodirà quei ricordi sua moglie Rogena “Gigi” con la quale Alan aveva appena festeggiato 40 anni di un felice matrimonio.

Alan White era anche un grande amico di Bill Gates, che vive sulla sponda opposta del lago sul quale Alan aveva la sua casa. Alan mi raccontava che ogni tanto vedeva la barchetta di Bill Gates partire dal molo dalla parte opposta per raggiungere la sua villa in riva al lago. Bill portava birre e quant’altro per poi passare alcune ore con il suo mito, il batterista degli Yes.
La stessa band, saputa la triste notizia, ha voluto postare sui social il seguente messaggio: “Nel corso della sua vita e dei sei decenni della sua carriera, Alan è stato molte cose per molte persone: una rockstar per i fan di tutto il mondo; il compagno di band di pochi eletti ed un gentiluomo e amico di tutti coloro che lo hanno incontrato”. Bill Gates incluso.

Riposa in pace Alan…






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