THE INSPECTOR CLUZO "Less Is More"

Patrizia Marinelli 07 lug 2025
Freschi della pubblicazione di “Less Is More”, The Inspector Cluzo ribadiscono la coerenza che li distingue da sempre sotto tutti i profili. Seduto dietro i tamburi, Mathieu Jourdain ci parla del nuovo album e del tour che li porterà anche in Italia.

The Inspector Cluzo, duo francese di origini guascone, sono una delle realtà più originali e radicali del rock contemporaneo. Senza backing track, senza compromessi di sorta: soltanto la voce, la chitarra e la batteria, e un genuino infuso di hard rock, blues, funk e filosofia di pensiero. “Less Is More”, il loro nuovo album distribuito da Virgin UK, dimostra tutto questo ancora una volta: una produzione grezza e schietta, priva di qualsiasi orpello e tecnicismo, votata alla genuinità del pensiero e del fare musica.

Laurent Lacrouts (chitarrista, vocalist e polistrumentista) e Mathieu Jourdain (batterista e polistrumentista) si conoscono da più di trenta anni, condividendo il pensiero dell’essenzialità e genuinità del vivere. Nella loro fattoria a Lou Casse, nei territori della Gascogne francese, i due agricoltori biologici e convinti ambientalisti, raccolgono i frutti del lavoro nei campi e da essi quella linfa che alimenta l’ispirazione della loro musica: musicisti/contadini, come amano definirsi con orgoglio, capaci di fare un ...
l'articolo continua  

info intervista

The Inspector Cluzo
Mathieu Jourdain
Less Is More
“gran rumore” con soli tre strumenti: voce, chitarra e batteria.

Con il nome che prende ispirazione dall’ispettore Clouseau de “La pantera rosa”, il celebre film dei Sessanta, il duo francese debutta nel 2008 con “The Inspector Cluzo”, l’omonimo EP con cui si fanno conoscere al nipponico Fuji Rock Festival e via via sui palchi ai quattro angoli del globo.
“Less Is More” è il loro nuovo e decimo album, titolo che il duo non sceglie a caso, per una tracklist che dà spazio a dieci brani più la cover di “Almost Cut My Hair” di Crosby Stills Nash & Young, e affida la produzione all’amico di lunga data Vance Powell. Di tutto questo ce ne parla Mathieu Jourdain...


Ciao Mathieu, eccoci a parlare del nuovo album degli Inspector Cluzo, “Less Is More”. Il titolo richiama il vostro modo di vivere, semplice e genuino, e la vostra musica interpretata nella stessa maniera: è così?
Esattamente. Il titolo si rifà allo spirito del blues, “con poco puoi fare tanto”, al come suonare la nota giusta al momento giusto. Riflette il nostro modo di vivere qui, in fattoria, visto che io e Laurent [Lacrouts] siamo agricoltori. Non è un terreno enorme, 15 ettari, e dà alloggio a piante e animali uniti in un ecosistema in cui ciascuno nutre l’altro. L’erba nutre gli animali e loro nutrono noi, gli animali producono il fertilizzante che occorre a sua volta per le piante. La fattoria ci consente di produrre per noi e per il circuito locale, e di vivere in autonomia, in connessione con la natura e il nostro io interiore.

Una filosofia che calza a pennello con il vostro approccio rock’n roll: sei d'accordo?
Esattamente. Siamo solo in due: batteria/chitarra e voci a comporre e suonare la nostra musica. Quando suoniamo, sprigioniamo la nostra energia al massimo livello: in maniera organica, ovvero senza l’aiuto di backing track, computer e software. E’ tutto molto semplice. Siamo io e Laurent: lui suona la chitarra ma anche il basso e canta, mentre io cerco di mettere in moto il ritmo.

Come hai detto, per “Less Is More” avete fatto praticamente tutto da soli. Ci racconti la genesi dell’album?
Di base gli input nascono da Laurent con la sua Gibson, che poi sviluppiamo fino ad arrivare alla stesura dei brani. Dopodiché ci concentriamo sui singoli testi, soprattutto Laurent, e per questo album è intervenuto anche un nostro amico americano. Crediamo che i testi, soprattutto nel rock’n roll più genuino, siano importanti per restituire energia e potenza a ogni brano e di conseguenza ci lavoriamo sopra parecchio. Fase finale del lavoro, registriamo in studio. Questo disco lo abbiamo registrato in quattro giorni e mixato in tre, ma ci è voluto un anno per comporre i brani, provarli, suonarli, e dare loro la forma definitiva.

L’elaborazione dei testi dell’album trae ispirazione dalla lettura di libri di Henry David Thoreau e Guy Debord: com’è che vi siete rifatti a questi due noti filosofi e scrittori?
Sia io che Laurent siamo dei grandi appassionati della letteratura americana di qualsiasi genere, leggiamo tantissimo. A un certo punto abbiamo scoperto un famoso libro di Guy Debord, “La società dello spettacolo”, ed è stato coinvolgente leggere quel che il filosofo francese ha scritto tra le pagine. Il libro è stato pubblicato nel 1967 ma è così attuale considerando che viviamo in un mondo in cui la realtà è falsata... Non sappiamo più cosa sia vero e cosa no e, così come dice Debord, la realtà oggi è soltanto un momento nella falsità. Inoltre, come ti dicevo, essendo appassionati della letteratura americana, ci siamo imbattuti in Henry David Thoreau, che è stato uno dei primi ecologisti al mondo e in ogni caso uno dei primi a scrivere di questo argomento. Lui ha scritto dei libri, poi si è ritirato a vivere in una foresta dove è rimasto per qualche anno. E’ tornato con un libro in cui racconta la sua esperienza e il suo contatto con contadini rispettosi del sistema ecologico e si è saldamente connesso con questo tipo di attività e pensiero. Ha scritto anche "The Civil Disobedience", che ha ispirato sia Ghandi che Martin Luther King. Abbiamo iniziato a fare gli agricoltori nel 2008 e ci siamo resi conto che la nostra produzione via via è cresciuta, imparando a fare fronte a certi ostacoli elaborandone una soluzione. Circa tre anni fa, ad esempio, abbiamo lottato contro l’aviaria, quando l’agro-industria ha decretato l’abbattimento degli animali malati e degli uccelli nel raggio di tre chilometri nel sud della Francia, così che non contagiassero gli altri. La nostra è una fattoria sana e i nostri animali sono tutti sani: abbiamo fatto presente che se avessero ucciso tutte le nostre oche, non avrebbe avuto senso e non avremmo saputo come ricominciare; più esattamente, non avremmo potuto ricominciare dal nulla. Siamo entrati in polemica e ne è nata una controversia; ci sono voluti due anni, fino a che un illustre professore della scuola di Tolosa è venuto a visitare la nostra fattoria e alla fine ha avvallato la nostra posizione dicendo: “questa è un’eccezione, lasciate in vita i vostri animali e continuate a lavorare come state facendo!” E’ stato un bene avere avuto la possibilità di incontrare questa persona che ci ha aiutato a risolvere la situazione. In pratica, il libro "The Civil Disobedience" aveva sortito in noi già i suoi effetti e insegnamenti.

Torniamo al nuovo album firmato The Inspector Cluzo: c’è stato un brano particolarmente difficile da suonare?
E’ una bella domanda. Forse “Thoreau” [il brano in omaggio a Henry David Thoreau]: ha una struttura semplice ma con un vibe non così semplice da restituire. Mi sono quindi strettamente connesso a Laurent e lo abbiamo suonato parecchie volte fino a che il groove è risultato fluido e coeso, capace di dare il giusto respiro al brano.

Pensi che nell'album ci sia un brano che rappresenta al meglio gli Inspector Cluzo di oggi?
Ovviamente “Less Is More”, pur se tutti i brani ne rappresentano l’istantanea. Nell’album abbiamo aggiunto la cover di “Almost Cut My Hair” di Crosby Still & Nash (1970) poiché è un brano che ci piace parecchio e rappresenta bene il nostro modo di vivere.

Avete affidato la produzione dell’album a Vance Powell, con il quale avete già lavorato in passato, come sono andate le cose con lui?
Collaboriamo con Vance Powell dal 2015, ovvero dai tempi di “Rockfarmers”: ci siamo conosciuti e ci siamo ritrovati in sintonia all’istante, subito dopo ha mixato l’album. Siamo andati in studio a Nashville insieme, ci siamo divertiti e con gli anni siamo diventati grandi amici. Ora non avrebbe senso cercare un produttore diverso: Vance è la persona perfetta con cui registrare i nostri album. Lui non è un produttore che ti dice quando o come suonare, ma è capace di tirar fuori il meglio dalla personalità dei musicisti con cui lavora. Ti porta ad avere più fiducia nelle tue possibilità; naturalmente ti dà dei suggerimenti riguardo alla direzione del sound, che in questo caso è davvero molto, molto cool. Inoltre, è un vero maestro nella registrazione della batteria.

“Less Is More” è il vostro decimo album: quanto pensate di essere maturati dai vostri primissimi lavori?
In questo senso siamo come dei bluesman: con gli anni rifletti, viaggi, incontri persone, fai un sacco di cose e tutto diventa fonte di ispirazione. Per il resto, si spera di migliorare sempre di più anche nelle vesti di musicisti. Ovviamente, dal primo album a oggi un’evoluzione c’è stata anche sotto il profilo del sound e degli strumenti da utilizzare in ogni produzione: ad esempio, a un certo punto abbiamo inserito il corno e l’organo invitando dei nostri colleghi, abbiamo sperimentato la resa di sonorità diverse e via dicendo, ma per questo album abbiamo deciso di andare dritti al punto: puro spirito rock’n’roll! Nessun arrangiamento intricato, niente di più di una seconda chitarra e di una linea vocale doppiata. Vance [Powell] è arrivato da noi dicendo: “The rock is dead? Chi se ne fotte, diamoci una mossa. Voi avete dei fans che vi amano, fate questo disco e tutto andrà per il meglio!”
Noi amiamo il rock e adoriamo il blues e questo album ritengo che ne sia una conferma: molto più bluesy rispetto a quelli che abbiamo registrato in passato.

Domanda inevitabile: quando hai iniziato con la batteria, quali sono stati i tuoi riferimenti?
Sicuramente Nicko McBride degli Iron Maiden. Ma anche Dave Abbruzzese dei Pearl Jam e Phil Rudd degli AC/DC; tra l’altro, anche per Rudd valeva la regola del “less is more”: scolpiva il groove del brano, tirava dritto e ti prendeva. Non sono mai stato un vero fan del rock duro, ma adoravo questi batteristi. Oggi mi piace un sacco Cyndy Blackman, accanto a Carlos Santana e Lenny Kravitz, per non parlare di Dave Grohl: lui suona la batteria con l’anima.

Che genere di equipaggiamento hai utilizzato per le registrazioni dell’album?
Non sono un appassionato di gear e dunque non rincorro le novità a tutti i costi. In quanto ai piatti, non faccio mai a meno di un Paiste crash/ride da 22” e, essendo un endorser del marchio, beneficio di prezzi scontati. Quando suono alla fattoria e possibilmente anche in studio, uso il mio kit Ludwig essenziale: cassa allungata, tom da 12” e rullante in alluminio. Qualche volta aggiungo un tamburo in più, null’altro.

Siete in tour negli Stati Uniti e la serie di date vi terrà lontani per un bel po’ dal lavoro alla fattoria: non vi preoccupa?
Preoccupati non è la parola giusta, visto che ci abbiamo pensato un bel po’ prima. Come hai detto tu, essere in tour significa non poter lavorare in fattoria, ma abbiamo organizzato ogni cosa: il cibo e l’acqua che richiedono gli animali e le coltivazioni, e le varie operazioni da fare giorno per giorno, così che la moglie di Laurent possa gestire ogni cosa con l’aiuto di alcuni nostri vicini competenti. Certo è che non avremmo potuto lasciare la fattoria nel periodo del raccolto o del taglio dell’erba, ma per questo periodo ci siamo organizzati bene. In quanto al tour statunitense, abbiamo fatto amicizia con i Clutch, i quali ci hanno invitato per alcune date nel MidWest. In fondo è da lì che viene il rock’n roll. Eravamo già stati in tour da queste parti ma in inverno: ora ci possiamo godere quei luoghi in estate, che è la nostra stagione preferita.

Sempre in tema di tour, il 18 ottobre 2025 suonerete al Biko di Milano, sempre in apertura ai Clutch: che genere di aspettative avete nei confronti del pubblico italiano?
Nel 2019 abbiamo suonato a Milano come opening act per i Clutch, dunque, ci auguriamo che l’accoglienza sarà di nuovo calorosa. C’è un gran feeling con il pubblico italiano: siamo tutti del Sud Ovest dell’Europa, abbiamo influenze latine e ci somigliamo in tante cose. Spero che le persone torneranno per la nostra musica e per divertirci tutti insieme. In fondo l’Italia è rock’n roll!









© 2016 Il Volo Srl Editore - All rights reserved - Reg. Trib. n. 115 del 22.02.1988 - P.Iva 01780160154