Patrizio Pirrone, quando la musica diventa solidarietà

Redazione 12 nov 2018
Per Patrizio Pirrone la musica non è soltanto tecnica e virtuosismo, ma soprattutto solidarietà, cuore ed emozioni da condividere. E’ proprio per questo che il celebre batterista romano non ha esitato a sedersi dietro a una vecchia e malconcia batteria dei tempi dell’ex Unione Sovietica, pur di portare musica e qualche momento di serenità ai bambini dei villaggi semi-abbandonati di Chernobyl (Ucraina), là dove i devastanti effetti della centrale atomica del 1986 si fanno ancora sentire…

In collaborazione con la onlus Mondo in Cammino, Patrizio e la sua band – gli EasyPop – hanno portato in Ucraina il progetto “Basta Una Canzone – Live Concerts in Chernobyl”, un evento unico mai realizzato prima, scatenando ad ogni data un più che caloroso entusiasmo del pubblico. Sono la prima band internazionale ad aver organizzato un tour di concerti a Chernobyl, per Chernobyl. Ma non basta. Con lo spettacolo “La Storia del Jukebox” che da tempo portano in giro per il mondo, la band romana sta raccogliendo denaro da devolvere ai villaggi delle zone di Chernobyl.
Di tutto questo ne abbiamo parlato con Patrizio Pirrone, batterista 32enne degli EasyPop, nonché endorser dei marchi Canopus Drums, Vic Firth, Attack Drumheads, Marmara Cymbals e ...
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Sonitus Kicker 2.0.

Patrizio, com’è nato questo progetto di solidarietà verso gli abitanti dell’area di Chernobyl?
E’ partito tutto nel novembre nel 2017, dopo un servizio de Le Iene intitolato “Il cibo che uccide i bambini di Chernobyl”. Mi ha colpito tantissimo e mi sono messo a pensare a una migliore nutrizione di quei bambini e a come poterli aiutare in tal senso, magari anche attraverso la musica.
Visto che sono un associato di Mondo In Cammino, una onlus piemontese, il giorno successivo ne ho parlato con Massimo Bonfatti [presidente] ed è nato il progetto “Basta Una Canzone” che si è concretizzato una settimana dopo... A ciò si aggiunge il fatto che noi, come EasyPop, sin dal 2011 portiamo in giro il nostro spettacolo intitolato “La Storia del Jukebox” [format depositato] ed abbiamo deciso di renderlo parte attiva del progetto per l’Ucraina.
Ebbene, un tempo nel jukebox inserivi una moneta per ascoltare la canzone che sceglievi. Noi il nostro jukebox lo mettiamo accanto al palco e le persone del pubblico che vogliono ascoltare una canzone suonata da noi, possono depositare una moneta non nell’apparecchio, ma in una piccola scatola lì vicino con sopra scritto “Basta una Canzone: Live Concerts in Chernobyl”. Le persone che vengono ai nostri concerti intuiscono subito che lasciare una moneta, significa far suonare metaforicamente un jukebox dove ce n’è bisogno...

Una specie di crowfunding dal vivo insomma...
Esatto! Il ricavato lo stiamo destinando a una nobile causa e tutti noi ne siamo felici.

Il clou lo avete raggiunto andando a suonare proprio a Chernobyl e a vedere la situazione con i vostri occhi. Cosa avete visto?
E’ stato un po’ come prendere la macchina del tempo e tornare più o meno nel dopoguerra, negli anni Cinquanta, durante il picco di massimo potere dell’Unione Sovietica. Però molto dipende dalle zone: alcune paiono essere ferme ai Settanta, altre agli Ottanta… Il problema Chernobyl però, non è terminato nel 1986, ma si dice che andrà avanti ancora per centinaia di anni. In pratica, le radiazioni nucleari in quelle zone hanno cancellato una generazione, quella degli anni Ottanta, così come mancano anche i quarantenni e i cinquantenni. Ci sono parecchi anziani e bambini e di essi parecchi sono affetti da malattie generate dalla situazione. In tutti i casi, la gente ha voglia di andare avanti…

Quali sono state le reazioni del pubblico e voi che musica avete portato sul palco?
Nel nostro spettacolo, quello del jukebox di cui dicevo, proponiamo musica italiana ed internazionale dagli anni Cinquanta agli Ottanta. Per stabilire il repertorio più apprezzabile, abbiamo fatto una ricerca e scoperto che (grazie all’accordo che l’allora presidente Gorbaciov fece con la RAI per trasmettere in quegli anni il festival di Sanremo), gli artisti più famosi da quelle parti sono Al Bano, Riccardo Fogli, Ricchi e Poveri, Toto Cutugno, Pupo. A quel punto, abbiamo deciso di proporre una serie di vecchie hit come L'Italiano e Felicità. Posso dirti che quando abbiamo iniziato a suonarle, in piazza c’è stato un vero e proprio boato! Abbiamo proposto anche alcuni nostri brani, tra cui Torno da Te, il singolo che abbiamo registrato assieme a Bobby Solo….

Un brano che il pubblico televisivo italiano conosce bene, giusto?
E’ stato trasmesso in una puntata della scorsa edizione de Il Grande Fratello poichè Bobby Solo lo ha dedicato a sua figlia Veronica. In tv hanno trasmesso soltanto la parte con la voce di Bobby, ma nella versione integrale del brano c’è anche la voce della nostra Viola e il pezzo è stato arrangiato da tutti noi. Tornando a Chernobyl, siamo stati accolti con gioia e a tutt’oggi riceviamo un sacco di messaggi su FB e richieste di amicizia. Noi siamo molto felici e contiamo di tornare per un tour molto più articolato.

Ci sono state difficoltà dal punto di vista tecnico e organizzativo dello show?
Il problema principale è stato il comunicare con tecnici e fonici visto che, come gran parte della popolazione, lì non parlano l’inglese. Siamo ricorsi quindi a gesti e cenni, e poi la musica che per fortuna non si pone confini né barriere, ha fatto il resto. Tutti noi ci siamo immersi totalmente in questa missione di solidarietà e abbiamo dato il massimo con quel poco che c’era a disposizione. Non avendo la mia batteria, i miei piatti e accessori vari, sulle prime mi sono sentito un po’ spaesato, ma lo spirito di questa iniziativa ha fatto sì che io riuscissi comunque a suonare al meglio.

In quali luoghi avete suonato?
Abbiamo suonato a Ivankiv, in vari teatri di Vyshgorod e Borodjanka, mentre a Radinka doveva essere all’aperto. Il tempo però era incerto e lo show è stato spostato all’interno della scuola visto che i bambini non possono stare al freddo o sotto la pioggia per via delle loro difese immunitarie molto basse. Beh… è stato il concerto più toccante: suonavo e piangevo perché vedere quei bambini davanti a me che cantavano e ballavano mi ha commosso tantissimo. Riguardo alla batteria, certi pezzi venivano via e la cassa camminava, tanto che abbiamo dovuto mettere un chiodo come fermo. Ma, a livello emotivo, è stata la batteria più bella con cui io abbia mai suonato! L’ultima data è stata nel bellissimo teatro dell’Accademia del Jazz di Kiev, la capitale dell’Ucraina, e a breve uscirà il video-documentario del tour…

Qualche particolare in più sulla strana batteria di cui dicevi?
Era timbrata ovunque URSS. La marca molto probabilmente non poteva essere mostrata per via del regime, ma mi è sembrata di buona fattura. Fusti in betulla (una pianta molto comune sia in Ucraina che in Russia) in una finitura blu madreperlata (verde per il timpano), molto sbiadita dal tempo e scollata in alcuni punti. Misure: cassa 20"x14", tom 11"x8" e 12"x10", timpano 15"x14" e rullante 14"x4,5". Meccaniche arrugginite e mezze rotte e così anche il pedale della cassa, molto basic e molto vecchio. Anche sui piatti c’era il timbro URSS: un hi-hat da 13” e un crash da 15”, più o meno, visto che sembrava rimpicciolito dal taglio molto grezzo di un flessibile. Infine, un crash ride più o meno da 20”, con in più il simbolo della mezzaluna e la scritta Costantinopoli: probabilmente un piatto fatto in Turchia…

A proposito di equipment, solitamente che cosa utilizzi?
Una batteria Canopus Drums Birch Series in finitura Natural Mat. Cassa 22”x16”, tom 8”x6,5”, 10”x8” e 12”x8,5”, timpani 14”x13” e 16”x15” e rullante Yaiba Steel 14”x5”. Riguardo ai piatti, utilizzo i Marmara Classic Series: hi-hat 14”, crash 17” e 18”, ride 21”, FX forato 20” e China Gong 16”. Pelli Attack, bacchette Vic Firth F1 e cuscino per la cassa Sonitus Kicker 2.0. Sono un endorser di tutti questi marchi e sono in costante contatto con le aziende italiane che li distribuiscono nel nostro Paese. Di tutto questo equipment a Chernobyl mi sono potuto portare solo il rullante…

Progetti futuri riguardo all’iniziativa “Basta una Canzone”?
Come dicevo, ci sarà un ulteriore tour in Ucraina a supporto dell’iniziativa e, naturalmente, sempre in collaborazione con Mondo in Cammino che non abbandoneremo mai perché è l’unica onlus che opera in Ucraina e Bielorussa… Poi c’è la nostra musica. Stiamo infatti preparando un disco che pensiamo si intitolerà EasyPop e i suoi Amici – Canzoni nel Cassetto. In pratica, si tratta di concentrarsi su canzoni che certi artisti degli anni Sessanta e Settanta hanno ferme nel cassetto e lavorarci su assieme, proprio come è successo con Torno da Te di Bobby Solo. Lui è stato il primo ad accogliere la nostra iniziativa e ci ha mandato quello che inizialmente era una traccia di chitarra acustica cantata in inglese. Noi abbiamo scritto un testo adatto, abbiamo fatto l’arrangiamento e siamo arrivati alla versione che sta passando in radio. A breve uscirà anche la versione in spagnolo!
Ah, dimenticavo! Per Mondo In Cammino abbiamo anche scritto “Basta Una Canzone” che è diventata l’inno associativo.

Chiudiamo con una curiosità: da dove viene il nome EasyPop?
Dieci anni fa, quando si è trattato di trovare un nome alla nostra band, io e Luka siamo arrivati a EasyPop: Easy inteso come facile e come easy listening, e pop perché il pop filtra un po’ tutti i generi: rock, funky, blues… Riassumendo, EasyPop sottintende il fare musica per tutti, suonando bene ed emozionando chi ascolta.






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