Sono nati a Pretoria nel 1999 e sono senza alcun dubbio la band post-grunge e alternative metal più celebre del Sudafrica: loro sono i Seether e The Surface Seems So Far, è il loro nuovo, nono, potente e aggressivo album.
All’inizio del 2023 i Seether decidono di riprendere un attimo il fiato: l’album del 2020, Si Vis Pacem, Para Bellum e il tour li hanno impegnati per 18 mesi ed è arrivato il momento di fare un break per rientrare nella vita normale e raccogliere le idee. Alla fine dell’anno si rimettono al lavoro: Shaun Morgan scrive “tonnellate di musica fantastica” – come rivela John Humphrey nell’intervista che segue – il quartetto è coeso e in gran forma, entra in studio e ne esce con il nuovo The Surface Seems So Far, pubblicato il 20 settembre 2024 per Fantasy Records. I Seether si immergono nei territori post-grunge e heavy che ben conoscono, macinano rocce e selciati, e non c’è posto questa volta per le ballad (è la prima volta che accade in un loro album) pur se momenti più soffici e rarefatti ci sono; in tutti i casi, gli undici episodi della tracklist entusiasmano i fans sin dal
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primo ascolto: l’album entra nelle classifiche che contano.
Nato il 23 marzo 1970 nell’Oklahoma statunitense, ma residente a Londra, John Humphrey entra nei Seether nel 2003 ereditando lo sgabello di Nick Oshiro. Humphrey adora i Seether ed è in sintonia con la loro musica che si abbevera di Nirvana, Alice In Chains, Deftones, Nine Inch Nails e Perfect Circle, così, quando si presenta alle audizioni, ha giusto il tempo di suonare un paio di brani... Drumming, tecnica, intenzione e il giusto spirito dei brani sono lì, tutti da vedere ed ascoltare. Il posto di batterista è suo all’istante. Da quel momento Humphrey marcherà a vista lo stile dei Seether, le performance sul palco in giro per mezzo mondo, e la loro discografia sin da Disclaimer II (2004) – l’album da cui vengono estratti Hang On (inserito nella colonna sonora del film “Daredevil”), Sold Me e Broken (quest’ultimo cantato con Amy Lee degli Evanescence), i quali si trasformano in hit – senza dimenticare il capolavoro Finding Beauty In Negative Spaces (2007), Disco di Platino negli Stati Uniti, Disco d’Oro in Sudafrica e un MTV Africa Music Award come Best Alternative Artist.
Il nuovo The Surface Seems So Far si è già addentrato nella US Billboard 200, nella UK Album Downloads Chart e via via sta scavallando Paesi e confini; abbiamo incontrato John Humphrey e ci siamo fatti raccontare un po’ di cose...
Shain Morgan (voce/chitarra) – Dale Stewart (basso/cori) – Corey Lowery (chitarra lead/cori) – John Humphrey (batteria/percussioni)
The Surface Seems So Far è il nuovo album dei Seether dopo quattro anni dal precedente Si Vis Pacem, Para Bellum: cosa avete fatto in questo lasso di tempo? Nel 2023 ci siamo presi una pausa. È stato il primo vero break che la band si è concessa in oltre diciassette anni. Siamo stati immersi nelle registrazioni di quell’album e nel conseguente tour per diciotto mesi e ciò ci ha tenuto lontani da famiglie, amici e vita quotidiana; a un certo punto, abbiamo sentito il bisogno di riprenderci un po' di tempo per noi stessi. Più tardi Shaun [Morgan] ha iniziato a scrivere tonnellate di musica fantastica e così alla fine del 2023 siamo tornati in studio.
The Surface Seems So Far è un titolo piuttosto particolare, cosa intendevate esattamente? Gli ultimi tre album hanno contato sugli artwork di Shawn Coss. Solitamente gli inviamo un mix dei brani nuovi e lui si lascia ispirare; in pratica, si può dire che è stato lui a creare questo titolo. Personalmente, darei questa interpretazione: le lotte, lo stress e le sfide della vita possono appesantirci e abbatterci a tal punto che, talvolta ci pare che non saremo in grado di mantenere la testa fuori dall’acqua per respirare o per trovare un po’ di sollievo...
L’album mantiene le sonorità del rock più ruvido, pur se ci sono episodi più soffici, come Semblance Of Me o Regret, che tuttavia non sono esattamente delle ballad, concordi? The Surface Seems So Far è un album un po’ più heavy, eppure per certi versi più melodico rispetto al precedente. La produzione dei nostri ultimi tre album è di Shaun [Morgan] e The Surface Seems So Far è il mio preferito. Penso che il nostro sound risenta della nostra evoluzione di musicisti e di uomini ed oggi abbiamo chiaro in mente quel che i Seether sanno fare meglio e credo che questo nuovo album sappia mostrare i nostri punti di forza.
L’attitudine introspettiva dei testi resta ben marcata... Di solito la musica viene prima dei testi ed è quindi il mood del brano, che abbia un andamento serrato o che sia un mid-tempo, ad influenzare certe riflessioni. Shaun scrive tutti i testi e fa un lavoro straordinario, permettendo all’ascoltatore di interpretare le sue parole e le sue emozioni in maniera fluida e libera.
Se Judas Mind conta su un fraseggio contagioso sopra un tappeto duro e nodoso, Lost All Control, ma anche Paint The World e Dead On The Vine si ammorbidiscono: come dicevamo, nel disco si alternano dinamiche diverse che si intrecciano, si divaricano e si ritrovano: c’è stato un brano dell’album che ti ha presentato particolari sfide? Sì, Lost All Control, che è un pezzo impegnativo da suonare ed al contempo divertente. A mio avviso, siamo riusciti a rendere le cose al meglio.
Quanto sei soddisfatto del risultato di The Surface Seems So Far? Ne sono estremamente orgoglioso! E, come dicevo prima, ritengo che sia un album davvero riuscito.
Sei entrato nei Seether dopo Nick Oshiro, ed era stato Dave Cohoe a darne l’avvio: dici che è la batteria il fulcro della band? Credo che la sezione ritmica (basso e batteria) sia di fondamentale importanza per una band come la nostra. I nostri pezzi si basano su riff e chorus ed è la batteria a svolgere il ruolo cruciale di sostenerli. Io credo che la valenza di una band come la nostra debba corrispondere ad una altrettanta valenza del batterista: qui si tratta di avere, timing, feeling e un drumming solido e preciso. Sono con la band da oltre vent'anni e ormai penso di essere giusto per questo tipo di ruolo.
Era stato difficile calarsi nelle vesti di batterista dei Seether? Per l’audizione chiesero di imparare quattro brani tratti da Disclaimer, il loro primo album, mentre in realtà conoscevo tutti i brani del disco. Il primo che suonammo insieme fu Pride, che è uno dei più complicati del repertorio dei Seether, con il 3/4 che passa al 4/4 e ritorna al 3/4: in pratica, rompemmo il ghiaccio all’istante. Probabilmente alla band era piaciuto anche il mio heavy drumming, visto che sono uno che picchia duro. [ride]
Cosa ti ha fatto decidere di diventare un batterista? I miei genitori notarono presto la mia passione per la musica. Provai prima con il pianoforte e la chitarra, ma nessuno dei due strumenti mi entusiasmava del tutto. Quando frequentavo la scuola media c'era un gruppo di percussioni che suonava alle partite di calcio, così quella fu la mia prima chance per inserirmi nel mondo dei tamburi. Successivamente suonai il rullante in una marching band al liceo, e mi innamorai ancora di più della batteria. Alla fine, i miei genitori mi comprarono la mia prima batteria quando avevo tredici anni.
Tutti sanno che sei un grande fan dei Kiss, ma chi erano i tuoi batteristi preferiti da teenager? Peter Criss dei Kiss è stata la mia prima grande influenza. Ho sempre amato quel suo gigantesco drumkit che sembrava avvolgerlo. Poi ho scoperto Alex Van Halen, Tommy Aldridge e John Bonham, successivamente mi sono appassionato a Dave Grohl, Matt Chamberlain, Deen Castronovo e Vinnie Paul, ma anche ai super-classici Billy Cobham, Steve Smith e Buddy Rich.
Di recente, attraverso le tue pagine ufficiali, hai presentato il tuo rullante signature realizzato da WFL-III Drums, vuoi descriverci le caratteristiche principali? Il WFLIII John Humphrey è un rullante con il fusto in ottone rivestito in nickel [nickel over brass] in finitura nera, dimensioni 6,5”x14”. Per anni ho suonato con rullanti di quel tipo e pertanto ho voluto che così fosse anche quello che porta il mio nome. Sono molto soddisfatto della qualità e del sound, e lavorare con Bill Ludwig è un grande onore. La famiglia Ludwig è leggendaria nel mondo della batteria e non posso che essere felice di farne parte a mio modo.
Che genere di batteria hai utilizzato per le registrazioni di The Surface Seems So Far? Ho utilizzato una configurazione di tamburi in bubinga, un legno africano duro, che genera un suono possente ed enfatizza le basse frequenze e l’attacco, ed in più una cassa da 24”. Un suono enorme e profondo. Ho utilizzato un rullante in ottone, che ho scelto per il suono potente e molto definito che genera ed anche, naturalmente, il mio rullante signature. Per quanto riguarda i piatti, ho utilizzato un set di Sabian: sono un endorser del marchio e devo ammettere di avere una particolare dedizione per quelli della Vault Series.
Quanto è importante per un musicista avere lo strumento giusto per riuscire ad esprimersi al meglio? Credo sia fondamentale per ogni musicista. Nel mio caso, soprattutto sul palco, ho bisogno di una batteria che non soltanto suoni bene, ma che mantenga la sua qualità ed efficienza nel corso del tempo, sera dopo sera.
A proposito di concerti, fai degli esercizi di warm-up prima di salire sul palco? Inizio a praticare sul kit circa un’ora prima dello spettacolo, per 30-40 minuti, con il metronomo. Parto dai rudimenti base, single stroke rolls e paradiddles giusto per fare esempi, e poi mi concentro sui principali fill o groove che andrò a suonare sul palco. Raggiungo i camerini una quindici minuti prima dello spettacolo ed ascolto musica per entrare nel giusto mood.
Oltre ai Seether, ci sono per te anche The Nixons: siete ancora attivi? Sì, la band si è fermata nel 2001 e ciascuno ha intrapreso percorsi diversi. Nel 2017 ci siamo riuniti e, dopo alcuni reunion-show abbiamo ripreso a comporre musica. Da allora abbiamo pubblicato diversi singoli ed EP e andiamo avanti.
Tornando ai Seether, nel 2007 avete fatto una cover di Careless Whisper di George Michael, una scelta davvero originale per una band come la vostra! Sono stato orgoglioso del risultato! In fondo siamo tutti figli degli anni Ottanta e abbiamo pensato che sarebbe stato divertente restituire quel brano in una versione più heavy. Anche solo registrarlo era stata pura magia... agli Electric Lady Studios di NYC, il leggendario studio di Jimi Hendrix! Avevamo un giorno libero durante il tour e così abbiamo inciso la nostra versione di Careless Whisper in quella giornata. Non ci aspettavamo davvero un tale successo... Pensa che è ancora nella Top 5 dei brani dei Seether più ascoltati!
Per chiudere, qual è l’aspetto più entusiasmante di suonare con i Seether? Tutto! Mi sento davvero fortunato e grato di poter suonare con questa band. Faccio il mestiere più figo del mondo!
John, è stato un piacere parlare con te. Speriamo di vederti presto con i Seether qui in Italia... Il piacere è mio. Teniamo le dita incrociate. A presto!