TOMMY PORTIMIO Sonata Arctica "Acoustic Adventures"
Patrizia Marinelli 23 set 2022
I Sonata Arctica in versione acustica convincono pubblico e critica ai quattro angoli del globo ed il primo capitolo, Acoustic Adventures Vol 1, ne è una palese testimonianza. C’è da scommettere che il successivo Vol. 2, in uscita entro la fine dell’anno, rinnoverà l’entusiasmo dei più...
Ebbene sì, i finlandesi Sonata Arctica sono stati attaccati quando hanno cercato di traghettare il loro symphonic metal tra le acque per così dire più commerciali ma ora, con Acoustic Adventures Vol 1 (Atomic Fire) paiono aver messo d’accordo tutti. Con le loro Avventure Acustiche essi navigano in un mare calmo pur se alimentato da correnti che si intrecciano e creano spinte da sotto la superficie, consegnando nuovi umori ad alcuni tra i loro maggiori successi – tra cui Tallulah e Wolf & Raven (tratto da Silence, 2001), The Rest Of The Sun Belongs To Me (da Winterheart’s Guild, 2003), Don’t Say A Word (da Reckoning Night, 2004), For The Sake Of Revenge e Paid In Full (da Unia, 2007) – e proponendosi di pubblicarne una seconda tranche nel successivo Vol 2, in uscita entro la fine dell’anno.
Nel 1995, in quel di Kemi (nella Lapponia finlandese), Tommy Portimo (batteria), Jani Liimatainen (chitarra) e
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Marko Paasikoski (basso) danno vita ai Tricky Beans, a cui si aggiunge ben presto Tony Kakko (voce): loro inalano effluvi che sono un mix di ingredienti “dai Megadeth agli Spin Doctors”, come dichiarano allora, ma è il nome che non li convince, non pare adeguato a una metal band che guarda al symphonic, e così cambiano in Sonata Arctica: Sonata visto appunto il genere di musica, e Arctica vista la loro localizzazione geografica. Nel corso del tempo la lineup si modifica e sono i soli Tony Kakko e Tommy Portimo a non lasciare mai la nave.
I Sonata Artica partono per la loro escalation ed è il loro album di debutto (Ecliptica, 1999) ad aprire le danze. Negli anni successivi, complici alcuni cambi nella lineup, la band prende a virare verso un power metal contaminato da prog e symphonic, ispirati peraltro da Nightwish e Stratovarius di cui Tommy Portimo è un appassionato estimatore. Nelle vesti di opening-act di Iron Maiden e Dragonforce, i Sonata vedono aprirsi le porte di Europa, Giappone e Sud America, consolidando nel tempo esperienza ed ampliando via via la popolarità all’interno di nuovi mercati. I loro album raccolgono infatti ampi consensi sin da Silence (2001), seguito dai successivi otto, di cui Talviyö, (2019) è il più recente.
Tommy Portimo (batteria) – Tony Kakko (voce) – Henrik Klingenberg (tastiere/keytar/cori) – Elias Viljanen (chitarra/cori) – Pasi Kauppinen (basso/cori) – www.sonataarctica.info
Le Avventure Acustiche dei Sonata Arctica stanno soddisfacendo i palati dei vostri numerosi fan; tu credi che questo genere di habitat possa fornire una buona prospettiva a chi decidesse di addentrarsi ora nella realtà sonora della band? Ti confesso che parecchie persone che non sono parte della nostra fanbase ci hanno circondato di entusiasmo: probabilmente è il modo tramite cui le persone lontane dal metal riescono a fruire della nostra musica. In Finlandia e in Europa abbiamo già fatto concerti in versione acustica ed è stato fantastico raccogliere l’entusiasmo che ogni volta si sprigionava nell’aria. Pensa che in alcuni show c’erano i nostri giovani fan in prima fila, ma anche i loro genitori, la prova che la nostra situazione unplugged coinvolge un pubblico vasto ed eterogeneo.
Parliamo di Acoustic Adventures, Vol 1: che sensazioni avete provato ascoltandolo la prima volta dopo le registrazioni? Ti dirò che la prima volta che abbiamo ascoltato i brani di fila, in studio, siamo rimasti sorpresi noi stessi dalle atmosfere generate dalle loro versioni acustiche. Nel disco ci sono brani su cui personalmente non avrei puntato, come ad esempio Wolf & Raven, così squisitamente power metal, che non riuscivo ad immaginarmelo in un’altra versione, ed invece, come tutti gli altri, è venuto fuori a meraviglia.
In effetti, non deve essere stato facile scegliere le tracce su cui lavorare… Non lo è stato per niente, soprattutto considerando che avevamo a disposizione materiale di dieci album di studio. Ciascuno di noi, quindi, ha proposto dei titoli e ci siamo concentrati su quelli e poi li abbiamo spalmati sui due dischi, Vol 1 e Vol 2. Ti assicuro che per me scegliere è stato complicato.
Qual è stata la prima traccia che hai proposto? For The Sake of Revenge. Un pezzo heavy, di cui confesso di averne immaginato la versione unplugged già allora. Ora che le due versioni esistono, sono proprio soddisfatto!
Va da sé che la veste acustica dei brani mette in risalto melodie e senso narrativo: che genere di approccio hai adottato dietro i tamburi? Non avevo mai registrato in contesti non-metal, quindi dapprincipio non è stata la cosa più semplice per me. Poi però, nel momento in cui ho cominciato a respirare la nuova atmosfera e a familiarizzare con un kit più piccolo e senza il doppio pedale, mi ci sono immerso a capofitto e sono riuscito a generare ritmi e groove adeguati al contesto. Devo dire che sono soddisfatto del risultato…
Ora una domanda d’obbligo: che genere di equipment hai utilizzato per le registrazioni delle vostre Avventure Acustiche? Ho usato un kit molto semplice: una Pearl Reference con soltanto due tom a rack da 10” e 12” e due floor tom da 14” e 16”. E, come sempre, bacchette Balbex. [marchio della Repubblica Ceca]
A proposito del repertorio dei Sonata Artica, c’è un brano prediligi suonare sul palco? Don’t Say A Word. Non è un brano così difficile ma è quello che si addice di più al mio stile e groove.
Nel corso del tempo i Sonata hanno vissuto parecchi cambi di lineup, mentre tu, insieme a Tony Kakko, siete nella band sin dai giorni delle origini, 1995: quali effetti hanno avuto su di te questi cambiamenti? Sarà che da sempre passiamo così tanto tempo in tour, quindi assieme per lunghi e lunghi periodi, ma i Sonata sono come una famiglia. Anzi, ci sono periodi in cui passiamo più tempo noi, assieme, che con le nostre rispettive famiglie. Premesso ciò, ogni volta che qualcuno ha lasciato la band, è stato un colpo. Tuttavia, siamo sempre stati fortunati e ogni volta abbiamo incontrato ragazzi grandiosi e ricreato lo spirito di squadra.
Sonata Arctica a parte, c’è una power metal band che ti piace su tutte? Gli Helloween, tra i miei favoriti di sempre, e gli italiani Trick Or Treat con i quali abbiamo un bel rapporto di amicizia, in particolare con Alessandro Conti, che è anche uno dei vocalist che preferisco. Ultimamente però non sto ascoltando il power così tanto: ho due figli, uno di 15 ed una di 18 anni e a casa c'è musica tutto il tempo, ma di tipo differente, quella che piace agli adolescenti. Così, quando sono a casa, ascolto quella! [ride]
Le tue influenze di quando eri un teeenager dietro alla batteria? Quando ho iniziato a suonare ero un mega-fan dei Guns’n’Roses ed il mio eroe era quindi Matt Sorum. Quando poi ho scoperto l’heavy metal, Jörg Michael [Stratovarius, Rage, Grave Digger…] è diventato il mio punto di riferimento e lo è a tutt’oggi. Peraltro, nel 2007 è stato il tour manager del nostro tour in Europa e più volte abbiamo avuto l’occasione di sederci a bere birra chiacchierando di musica e batterie. Lo ripeto, lui è il mio idolo!
SONATA ARCTICA – 17 novembre 2022 – Live Club – Trezzo sull’Adda (Mi)