Band tra le più venerate, influenti e controverse del metal estremo, i Cradle Of Filth si ripresentano sulla scena con The Screaming Of The Valkyries... e il fascino oscuro a tinte gotiche torna a contagiare.
Suoni gravi e cupi, growl, chitarre ululanti, sezione ritmica che aggiunge ottani su ottani, extreme metal, arrangiamenti sinfonici, ed in più una teatralità gotica e dark: l’oscura miscela dei britannici Cradle Of Filth contagia le nove tracce del nuovo album, The Screaming Of The Valkyries, uscito il 21 marzo 2025 su Napalm Records.
Registrazioni, mixing e mastering di Scott Atkins, The Screaming Of The Valkyries, parte col boato di To Live Deliciously, seguito a ruota da Demagoguery e la sua mescola cupa e oscura, fatta di quei riff, blast beat e killer groove di cui i Cradle Of Filth (COF) sono maestri.
Nel corso della tracklist i COF non hanno paura di richiamare le atmosfere di certi loro classici del passato (Dusk And Her Embrace, 1996 e Cruelty And The Beast, 1998) e tanto meno di palesare le atmosfere galoppanti più recenti (Hammer Of The Witches, 2015 e Existence Is Futile, 2021): il tutto, rigorosamente fuso assieme a un death ‘n’ roll tanto sfacciato quanto
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travolgente. Non Omnis Moriar (“non morirò del tutto”) è uno dei brani più malinconici dei COF, mentre White Hellebore, quinto brano della tracklist, fotografa la band britannica nella sua essenza: diretto e duro come vuole il metal della tradizione, condito dalla furia del thrash e dai momenti di gotico operistico, questo brano mantiene sicuro la sua rotta senza mai perdere quota. Chiudono You Are My Nautilus e Ex Sanguine Draculae: il primo, solenne e epico, col duello delle twin-guitars che poggia sul timing solido e preciso della sezione ritmica, ed il secondo che, pur ereditando certi umori dei COF degli esordi, si inzuppa di suoni e colori nuovi e intriganti.
Che dire a chiosa? Con il suo carico di suoni scuri e gravi a sostenere i pilastri del metal estremo, con i suoi arrangiamenti sinfonici creati ad hoc, con le sue melodie epiche e solenni, e con una buona dose di sana follia, The Screaming Of The Valkyries, è il nuovo invito dei COF ad entrare nei territori sonori che abitano da sempre.
Nato il 20 gennaio 1981 a Brno (Repubblica Ceca), Martin “Marthus” Škaroupka studia pianoforte e canto sino a che ha 13 anni, poi passa alla batteria sotto la guida del Prof Cupák, docente del Conservatorio Leoš Janáček della città. A 15 anni viene ammesso al Conservatorio, dove si diploma in pianoforte e batteria. Ben presto “Marthus” intuisce che non c’è modo migliore per crescere che aprire la mente, ascoltare i generi più diversi e suonare sul campo. I generi più heavy sono quelli che predilige ed è così che entra negli Animal Farm e poi nei Pink Chubby Cigar. Quando ha 16 anni fonda gli Inner Fear: compone i pezzi, suona tastiere e batteria e produce tre album. Suona quindi con i Symphonity, la popolare band ceca di power speed e symphonic metal, ma la svolta avviene nel 2004 quando, trasferitosi nel Regno Unito, prende a suonare con i Mantas (featuring Jeff Dunn, chitarrista dei Venom). Il nome di “Marthus” comincia a circolare e nell’ottobre 2006 entra nei Cradle Of Filth, ereditando lo sgabello di Adrian Erlandsson. Il battesimo discografico di “Marthus” con i COF avviene con Godspeed On The Devil’s Thunder (2008): da questo momento il suo percorso con la band procede senza sosta sfociando ora nel nuovo The Screaming Of The Valkyries.
Dani Filth (lead vocal) – Martin “Marthus” Skaroupka (batteria) – Daniel Firth (basso) – Marek “Ashok” Smerda (guitar) – Donny Burbage (guitar) – Zoe Federoff (key/female vocal)
Ciao Martin, benvenuto sulle pagine di Drum Club a parlare con noi del nuovo The Screaming Of The Valkyries firmato Cradle Of Filth. Già dal titolo, l’album suona quasi come una promessa... un’epica visione del mondo dell’extreme metal in tutte le sue nuance: che ne dici? Lo definirei un assortito mix tra l’identità del nostro suono e playing più estremi e la predisposizione all’essere più catchy se così possiamo dire. Questo album, infatti, accantona le orchestrazioni più sontuose del passato, ma mantiene il suo imprinting duro e scuro, lasciando spazio però ai fraseggi più melodici. In sintesi, ci puoi trovare i classici heavy riff dei COF ma anche ingredienti nuovi, come certe sonorità di synth, ad esempio.
C’è chi definisce i COF una dark metal band e chi una extreme metal band, quanto sei d’accordo con queste definizioni? A me è sempre piaciuta la definizione extreme metal, ma potremmo definirci anche dark extreme metal band, così mettiamo insieme le cose!
The Screaming Of The Valkyries è uscito poco più di un mese fa, quali sono state le prime reazioni della fanbase dei COF? Se devo dire la verità, non leggo più i commenti sui vari canali, ma so dai miei compagni di band che i nostri fan sono stati felici ed entusiasti del nuovo album! Ed aggiungo che sono orgoglioso di The Screaming of the Valkyries, a mio parere è un disco magnifico.
Scott Atkins ha seguito la produzione, il mixing ed il mastering del disco: cosa ne dici del suo lavoro? Adoro essere in studio con Scott: è un sound engineer mostruoso e un produttore di enorme talento, nonché un amico. Adoro davvero poter trascorrere del tempo nel suo studio nella campagna del Suffolk, in Inghilterra: una atmosfera fantastica. La prima volta che abbiamo lavorato insieme è stato per le registrazioni dell’album Darkly, Darkly Venus Aversa [2010] e da allora siamo diventati buoni amici. In studio lui sa come farci tirar fuori il massimo, non soltanto da ciascuno di noi, ma anche dalla band nel suo insieme ed infatti il nuovo ne rivela il risultato. Un gran bel disco, a mio parere.
Come hai organizzato il tuo lavoro per i brani della tracklist? Mi sono occupato delle orchestrazioni ed arrangiamenti di alcuni brani del disco e, in generale, dietro al drumkit ho ricercato fill, beat e groove che potessero funzionare al meglio. Sono un musicista con un’educazione classica: mi sono diplomato in pianoforte e batteria al Conservatorio della mia città [Brno], adoro la musica classica e la ascolto ogni giorno. Sì, posso dire che lo studio della musica classica ha sviluppato il mio know-how di compositore... che mi piace portare nelle produzioni dei COF. Tornando all’album, mi sono studiato ogni parte, quindi sono entrato in studio pronto e preparato. A quel punto, ho dato sfogo al feel del momento.
In quanto al tuo drumset sei endorser di diversi marchi di prestigio, ci dici cosa hai utilizzato per la registrazione del disco? In quanto alle batterie, utilizzo Pearl... hanno un suono grandioso ed un tipo di hardware tra i migliori. Per il disco ho suonato con la mia Pearl Reference: due casse 22”x18” e tom 8”x8”, 10”x8”, 12”x9”, 14”x12”, 16”x14”. Rullante 13”x6,5”. Pedali P2000B. Pelli Remo, Emperor Clear per i tom, Ambassador Coated per il rullante e Powerstroke per la cassa. In aggiunta, utilizzo il modulo/trigger dDrum 4SE. In quanto ai piatti, ho utilizzato Sabian per una configurazione con hi-hat 21” Raw Bell Dry Ride e una miscela di AAX e AAXtreme, suddivisi tra ride, crash, dark crash, metal crash, china e splash. Bacchette Vic Firth.
Sappiamo che c’è un brano del nuovo disco che adori suonare sul palco... Abbiamo suonato Malignant Perfection nelle date che abbiamo fatto a marzo in Europa, ed è stato straordinario! Ora stiamo portando tutto l’album sui palchi statunitensi e confesso che ogni sera non vedo l’ora di suonare To Live Deliciously, quel pezzo è una forza della natura!
Suoni da tanti anni e hai fatto parecchie esperienze in studio e sul palco: come sei entrato nei Cradle Of Filth? Mi sono trasferito a Londra nel 2004 e, prima di lasciare il mio Paese [Cecoslovacchia], ho prodotto un mio dvd promozionale e l’ho dato alle diverse persone che ho incontrato nei vari rock club, tra cui a un amico dei COF. Sembra strano oggi, ma all’epoca non c’erano i social media e le piattaforme in rete, addirittura, andavo in un Internet-Café o in una libreria scolastica per poter leggere e inviare le email... Per farla breve, quando un paio di anni dopo i COF cercavano un nuovo batterista, quella persona ha fatto ascoltare il mio materiale sul dvd e mi è arrivata una telefonata dal management. Il resto è storia, come si suole dire... Sono molto grato a questa opportunità che mi è stata data: fare parte della storia di una delle migliori metal band di tutti i tempi per me è un onore, a tutt’oggi.
Sei con i COF dal 2006 e la lineup, sempre condotta da Dani Filth, si è modificata spesso nel corso del tempo: dici che questi cambiamenti d’organico abbiano influito in modo importante sulla band? Dico di sì. I cambiamenti della lineup si sono sempre riflessi sulla resa del suono della band, sulle dinamiche interne e, soprattutto, sulla composizione dei pezzi. La nostra lineup di oggi è forte, coesa, e stimolata da vibrazioni frizzanti e positive. Per rispondere alla seconda domanda, ti dirò che sono cresciuto ascoltando i COF degli anni ‘90 ed è così che il drumming di Nick [Barker] ha decisamente influenzato il mio stile. In album come The Principle Of Evil Made Flesh e Dusk And Her Embrace Nick è semplicemente grandioso e mi piace dire che ho riportato un po’ del suo stile nella band! Non vorrei essere frainteso: mi piace parecchio anche Adrian [Erlandsson] e Midian [2000] è uno dei miei album preferiti di tutti i tempi mail drumming di Nick [Barker] in quegli album è assolutamente incredibile.
Abbiamo accennato a Dani Filth, il fondatore dei COF che dal 1991 mantiene saldo il timone della nave: qual è il segreto? Dani è un lyricist di gran talento, un cantante unico, nonché un musicista dalla mente creativa. Il suo segreto? La passione enorme che mette in qualunque cosa faccia. Confesso che adoro lavorare insieme a lui.
Torniamo al 2024, all’epoca del tuo trasferimento a Londra, quando ti sei unito ai Mantas di Jeff Dunn: cosa ricordi di quel momento? Jeff è un tipo grandioso. Mi ha aiutato tanto quando mi sono trasferito in UK. Avevo messo un annuncio sul website di Metal Hammer, dicendo che stavo cercando una band con cui suonare, comprensivo di link a qualche mio video: poco dopo Jeff [Mantas] mi ha inviato una copia dell’album dei Mantas e un biglietto ferroviario per Newcastle. Sono anche stato a casa sua per alcune settimane prima di riuscire a trovare una sistemazione definitiva...
Nel 2012 sei entrato nei Masterplan, la popolare band tedesca di power metal che hai lasciato nel 2017: in quel caso, com’era andata? Beh, con i Masterplan le cose non sono andate proprio bene: a un certo punto il calendario era diventato così fitto che mi sono ritrovato a non avere il tempo necessario per continuare. In tutti i casi, siamo ancora amici e sono in contatto soprattutto con Roland Grapow [lead guitar].
Oggi suoni anche in contesti diversi dai COF? Quando possibile, mi piace andare in giro con un paio di band: suonare sempre, è uno degli insegnamenti che ho ricevuto sin da ragazzino; i miei insegnanti mi ripetevano di continuo di suonare, fare jam e mantenere aperta la mente verso ogni genere di musica, e sono d’accordo: mi piace imparare da altri musicisti ed esplorare contesti e situazioni diverse... L’anno scorso ho avuto l’opportunità di mettermi a lavorare su una colonna sonora... una cosa per me davvero stimolante e totalmente nuova.
Non ti abbiamo ancora chiesto chi sono stati i tuoi batteristi di riferimento, ce ne dai cenno? Anche mio padre è un musicista e così a casa nostra la musica c’è sempre stata. I miei genitori mi hanno aiutato tanto e posso dire che senza il loro supporto sarebbe stata dura raggiungere gli obiettivi che mi ero prefissato. Come ho detto, la mia formazione è avvenuta in Conservatorio, ma il rock più heavy è sempre stato parte di me. Al mio sesto compleanno mio cugino mi aveva regalato una musicassetta con i primi due dischi dei King Diamond, Fatal Portait del 1986 e Abigail del 1987, e da quel momento Mikkey Dee era diventato un mio eroe. Ho quindi ascoltato a lungo Uriah Heep, Black Sabbath, Iron Maiden, Deep Purple, Yes, Rush... e Ian Paice, Alan White, Cozy Powell, Neil Peart si sono aggiunti al mio mondo. Successivamente ho preso ad ascoltare Queensryche, Metallica, Megadeth, Anthrax, Sepoltura, Death, Gorefest, Ministry… Aggiungo che sono anche un fan dei Dream Theater, e confesso che il drumming di Mike Portnoy ha avuto un enorme impatto su di me, specialmente quando studiavo batteria a scuola. Infine, ci tengo a citare anche Sean Reinert, visto che il suo drumming sull’album Human dei Death e su Focus dei Cynic è stato per me di grande ispirazione.
Chiudiamo con il tour dei COF: il 20 luglio 2025 passerete anche dall’Italia, più precisamente, sarete gli headliner del Luppolo Rock Fest, siete gasati? Mi piace sempre suonare in Italia. Il cibo è delizioso, le persone sono amichevoli. Spero di incontrarvi lì tra un paio di mesi!