Charlie Watts, semplicemente cool!

Wayne Blanchard 01 set 2017
Dal gennaio del 1963, Charlie Watts, batterista, artista, marito, padre, proprietario terriero, esperto di jazz, icona di stile, nonché uomo pacato, profondo e dall’umorismo affilato, ha rifiutato le delizie edonistiche, sopravvivendo al tumultuoso travaglio associato con l’essere membro – e (co)proprietario – della più grande R&R band del mondo. In poche parole, Charlie Watts è cool… troppo cool!

Nel momento in cui We Love You degli Stones andava in onda nell’agosto del 1967, la famigerata Summer of Love stava sbiadendo velocemente. Anche allora, 50 anni fa, si percepiva la sensazione che Charlie Watts sarebbe stato felicissimo anche se il mondo non si fosse mai spostato dall’Inghilterra in bianco e nero della fine anni Cinquanta, inizio Sessanta.
Con la sua tipica e stoica espressione, rotta soltanto dal roteare degli occhi in caso di disprezzo o da un sorriso estatico, Watts rappresenta l’anacronismo di una era ormai passata. Ma la realtà è una: Charlie Watts è sempre stato il più cool di tutti, e ora vi spieghiamo il perché…

NO CHARLIE, NO STONES
No Charlie, no Stones: Mettiamo subito in chiaro una cosa visto che anche gli altri membri degli Stones ci hanno sempre ricordato questo particolare: ...
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info intervista

CHARLIE WATTS
“Charlie’s good tonight, isn’t he?” sono parole dello stesso Jagger riferite a Get Your Ya-Yas Out!. Nel corso della vita, Keith Richards ha costantemente ricordato che senza Charlie gli Stones non sarebbero esistiti. Infine, Ronnie Wood in Tip Of The Tongue ha detto chiaramente che Charlie è il motore della band: “senza di lui non si va da nessuna parte!”

Il vintage swing di Watts – come ha ricordato anche Blue & Lonesome (l’ultimo album degli Stones) – è ciò che ha spinto un gruppo di persone nate negli anni Quaranta a dare vita ad una vintage R&B band durante i Sessanta. Rob Wallis non ha dissezionato lo stile di Watts come ha fatto con i video (Hudson Music) dedicati a Steve Gadd o Steve Smith giusto per fare nomi, eppure è un fan: “il timing di Watts è a prova di bomba, il suo swing e il suo shuffle sono così fantastici perché ha grande dimestichezza con i pattern jazz. Senza di lui gli Stones sarebbero stati una band molto diversa, avrebbero avuto un altro suono ed un altro tipo di feeling…” – dichiara lo stesso Wallis.

Il top drummer britannico Steve White – che ha suonato peraltro nel drum trio con Charlie Watts e Gilson Lavis nel famoso show televisivo di Jools Holland – è andato numerose volte a sentire Watts e la sua big band al Ronnie Scott’s: “come tutta quella generazione di grandi batteristi inglesi – Ginger, Ringo, Moonie, Mitch – Charlie pare che suoni senza alcuno sforzo, con grande swing e musicalità. Nessun altro suona come lui…”

WATTS E’ PARTE DELLA STORIA DEL BRITISH BLUES
Sebbene il famoso album del 1966, John Mayall & Eric ClaptonBlues Breakers, sia servito per portare al successo commerciale il movimento blues britannico, la fiamma che ha dato origine al tutto si accese quando i Blues Incorporated di Alexis Korner debuttarono come prima electric blues band inglese. Charlie Watts era il batterista di quella band.
Non solo. Nel marzo del 1962 la band, con Watts alla batteria e Art (fratello di Ronnie Wood) come vocalist, aprirono all’Ealing Club e proprio lì si ritrovarono a bazzicare Jimmy Page, Long John Baldry, Paul Jones, Zoot Money e Rod Stewart. Quel luogo diventò all’istante il centro della scena blues inglese.
Habituée del club erano Keith, Mick e Brian “Elmo” Jones, i quali salivano spesso sul palco con Charlie e la sua band, nella quale di tanto in tanto transitavano personaggi del calibro di Jack Bruce, Dick Heckstall-Smith, Graham Bond e Ginger Baker… che Watts aveva suggerito lasciando la band per gli Stones…
Qualche mese dopo, il 12 luglio del 1962, i Rolling Stones fecero il loro debutto. Bill Wyman si unì nel dicembre dello stesso anno, mentre Charlie Watts sostituì Tony Chapman nel gennaio del 1963.

WATTS SUONA PER LA MUSICA
Watts è stato criticato spesso da quelli che credono di saper distinguere un buon drumming da uno non buono. Ma i detrattori, si sa, tendono a non considerare la realtà: ovvero, il fatto che essere il batterista di una band significa al 98% essere compatibili sul piano musicale e personale. Sarebbero serviti agli Stones dei furiosi flam-a-diddle o hand-foot fills nel momento in cui registravano Brown Sugar? No!

“Ho sempre condiviso la teoria che il batterista è colui che accompagna…” – aveva detto Charlie Watts in riferimento a If It Ain’t Got That Swing“Non mi piacciono gli assoli di batteria. Ammiro chi li fa, ma di solito preferisco i batteristi che suonano per la band. La vera sfida del R&R è la sua regolarità. Quello che faccio è rendere un brano ballabile; un brano dovrebbe avere swing…”

“Ascoltate 19th Nervous Breakdown…” – ha detto John DeChristopher (allora direttore AR di Zildjian Cymbals) – “Charlie ha lo stesso swing di Elvis Jones! Credo che a un certo punto i batteristi assorbano l’approccio del “meno è meglio”… Insomma, l’approccio di Charlie (e Ringo) è proprio questo. Timing solido e grande feel, sono gli elementi che fanno grande un batterista…”

TUTTO CON UN PICCOLO DRUMKIT
Cosa? Un setup non multi-tom? Senza la doppia cassa, gong e drum machine? Verso la fine degli anni Sessanta, Ringo (Starr) azzardò un drumkit di cinque pezzi per registrare Let It Be, (The Beatles), mentre Charlie ha sempre mantenuto il suo standard. Dpprincipio con le batterie Ludwig, poi con le Gretsch e oggi con la Gretsch in acero con il badge ovale del ‘57, ha sempre utilizzato drumkit con un tom 12”x8”, un floor 16”x16”, una cassa da 22”x14” ed un rullante 14”x5”.

“Molto probabilmente quello di Charlie è il drumkit più piccolo nella storia del R&R!” – ha dichiarato Bill Wyman ancora negli anni Ottanta. Al giorno d’oggi ci sono batteristi che utilizzano kit costituiti anche da 50 elementi: Charlie ne ha circa 7… gli piace risparmiare!

Per quanto riguarda i piatti, John DeChristopher ha sottolineato: “Charlie non è un endorser Zildjian o di qualsiasi altro brand. Semplicemente, suona con ciò che gli pare più confortevole e adatto al suo stile e al suo orecchio. Che siano gli Stones o la sua band, usa il suo hi-hat senza un nome ed un flat ride da 18” in lega B8…”

E’ IL PRIMO A SPOSARSI E DIVENTARE PADRE
Nell’ottobre del 1964 Charlie Watts ha sposato Shirley Ann Shepherd, una studentessa di scultura del Royal College of Art. ((“Ero con Alexis Korner e lei venne alla primissima sessione di prove (1961. Ci siamo conosciuti così…”))
Al contrario della personalità mite di Charlie, Shirley è sempre stata determinata e senza peli sulla lingua, come ha confermato Chrissie Shrimpton, la fidanzata di Jagger di allora: “la regola era “niente ragazze”, ma Shirley era con la band praticamente sempre. Non eravamo autorizzate a entrare in studio quando la band stava registrando, ma Shirley un giorno decise che ci sarebbe andata ugualmente, e mi portò con lei. Furioso, Mick ci urlò di andarcene, ma Shirley non si mosse e mi intimò di fare altrettanto. Così restammo lì, con Mick che ci tirava occhiatacce da dietro il vetro della sala-regia…”
A detta di Charlie, le cose sono cambiate nel tempo: “conosce Mick e Keith da tanti anni e li adora, in particolare Mick, che lei chiama “Mr Smoothy”... Continuo a ripetermi che è una donna incredibile e che il mio dispiacere più grosso è che non sono mai stato a casa abbastanza. Ma quando sono a casa subito dopo un tour, lei mi dice che sono un incubo e che non vede l’ora di rispedirmi fuori di casa!”
L’unica figlia di Charlie e Shirley, si chiama Seraphina ed è nata nel 1968.

IL FATTORE “MICK TAYLOR”
L’arrivo di Mick Taylor dai Bluesbreakers di John Mayall (in cui l’avevano preceduto Eric Clapton e Peter Green) ha avuto un impatto enorme sugli Stones, ed è una opinione unanime anche 40 anni dopo, che la band in quel periodo abbia raggiunto il top. Anche Charlie è d’accordo: “un chitarrista incredibile! Credo che in quel periodo abbiamo prodotto la nostra musica migliore…” Probabilmente è proprio così, visto che a quegli anni appartengono Let I Bleed, Sticky Fingers, Exile On Main St., Goats Head Soup, It’s Only Rock ‘n’ Roll, e Get Yer Ya-Yas Out!

Watts però non ha un brano preferito quando si parla di quel periodo, sostanzialmente perché non ri-ascolta quasi mai quegli album!

QUESTIONE DI STILE
Keith sarà sempre definito “The Coolest Man Alive”, ma quando si tratta di vestirsi con stile, Charlie è sempre il Re. La sua cura per l’abbigliamento e per lo stile con cui si presenta, arriva direttamente dalla sua passione per i grandi del jazz. E’ anche vero però che Watts ha detto che suo padre – che era solito portarlo con sé quando andava dal sarto – è stato la sua prima vera fonte di ispirazione…

La collezione di abiti di Watts ha generato un grande interesse fra i magazine di moda più blasonati; a GQ Inghilterra, che lo ha intervistato al riguardo, Watts ha detto: “Credo di avere circa 200 vestiti a Londra, e qualche altro nel Devon. Ho un modo di vestire molto tradizionale… da inglese vecchio stampo. Vado in diversi negozi appena posso, ma il problema è che poche cose mi vanno bene perché sono piccolo… Con gli Stones mi sono sempre sentito fuori posto riguardo al mio modo di vestire… io porto sempre le scarpe, mentre loro vanno in giro con le scarpe da ginnastica. Non mi sono mai piaciute, anche se sono diventate una moda!”
[Nel 2006 Vanity Fair ha inserito Charlie nella Hall of Fame dei personaggi “Best Dressed” a livello internazionale. Il mensile GQ britannico lo ha nominato nel 2012 l’uomo meglio vestito dell’anno…]

A CHARLIE WATTS NON INTERESSA…
Se un brano viene registrato a dovere e suona bene, Charlie non sta a domandarsi chi è il batterista. Quando fu il momento di registrare It’s Only Rock ‘n’ Roll e Charlie non era disponibile, Ronnie Wood chiamò Kenney Jones dei Faces.
“Non era la prima volta…” – ha detto Jones a iHeart Radio – “eravamo soltanto io alla batteria e Mick alla chitarra, una sorta di demo.” Poi Wood ci ha aggiunto le parti di basso. Venne il momento di registrare quella song con Charlie, ma la band alla fine optò per il demo con Kenney Jones. “Non mi interessa granché…” – disse Charlie a Jones al telefono – “ma va bene così visto che, in tutti i casi, suona come se lo avessi fatto io!”

In un’altra occasione, le tracce di batteria rischiarono di essere manipolate…
Durante le registrazioni di Exile On Main Street, Mick Taylor [guitarist] aveva deciso di sovraincidere alcune tracce di basso e batteria; Glyn John [il produttore] fermò l’idea sul nascere: “Gli Stones hanno un batterista pazzesco ed un gran bassista. Ora tu, signorina, suona la chitarra e lasciami finire il mio lavoro!” Senza troppi giri di parole, Glyn descriveva Mick Taylor come una persona gentile e affabile, capace di divenire un insopportabile egocentrico…

Ci furono altri brani registrati senza Watts e con Jimmy Miller (produttore degli Stones) dietro i tamburi: Happy, Tumbling Dice, You Can’t Always Get What You Want e Shine A Light.

FU WATTS A SCEGLIERE DARRYL JONES
L’uscita di Bill Wyman nel dicembre del 1992 segnò un momento cruciale per la band: chiedere a Ronnie Wood di passare al basso (… non era stato incredibile con Jeff Beck?), oppure cercare nei club di Londra un altro musicista di una certa età. Molto sorprendentemente, scelsero Darryl Jones. Nato a Chicago nell’anno in cui Watts entrava nei Blues Incorporated, Darryl aveva suonato con Miles Davis e, in tandem con Omar Hakim, con Sting. Avere nel curriculum Miles Davis era sufficiente per Watts!

“Nel momento dell’uscita di Wyman…” – ha raccontato Darryl Jones a Tanya Almor Gambale – “mi sono scambiato dei messaggi con il management di Mick Jagger; successivamente mi hanno chiamato e mi hanno fissato un’audizione. Qualche settimana dopo mi trovavo in Irlanda a casa di Ronnie Wood per registrare alcune parti che, successivamente, sarebbero finite su Voodoo Lounge (1994). Poi vennero a Los Angeles e, arrivati in studio, Keith mi chiese se avevo già visto Charlie. Dissi di no. Allora aggiunse: ‘Charlie mi ha chiesto se noi ci troviamo bene a suonare con te’. Insomma, avevano fatto le audizioni con tutti quei ragazzi per il disco ma a quel punto mi stava dicendo che non avrebbero cercato altri bassisti e che facevo parte della band!” Watts aveva commentato: “beh, qualcuno doveva pur dirglielo!”

NON È IL BATTERISTA DI JAGGER
Nel corso dei Sessanta, per Watts era una bella sfida contrastare il carattere autoritario di Jagger, ma una volta si offese. Come Keith ha fatto notare nella sua autobiografia titolata Life – “Charlie si offese ancora di più quando Mick provò ad utilizzare il potere contrattuale degli Stones per ricavare un accordo discografico per sé, nelle vesti di solista… Mick e io tornammo in hotel circa alle cinque di mattina, e lui chiamo Charlie. “Dov’è il mio batterista?” Nessuna risposta. Circa venti minuti dopo qualcuno bussò alla porta, era Charlie – con un abito Savile Row, perfetto come sempre. Cravatta. Barba impeccabile. Mi passò davanti, arrivò dritto al muso di Mick e gli disse: “non chiamarmi mai più il “tuo” batterista!” e gli tirò un destro...”

“Quando Charlie è sul palco” – ha detto White – “si capisce che, malgrado la presenza scenica di Jagger, è lui a dirigere la band…”


HA SCONFITTO LE SUE CATTIVE ABITUDINI
Charlie ha iniziato a consumare alcol e droga durante gli anni Ottanta. Lui stesso, nel libro Portrait of Charlie, parla di quel periodo come di una vera e propria crisi di mezza età. Parve diventare una persona completamente diversa nel 1983 e riuscì ad uscirne tre anni dopo, rischiando nel mentre di perdere la moglie e tutto quello che aveva per colpa del suo comportamento. Dopo due anni di speed ed eroina capì di essere arrivato al punto di non ritorno, e di essere sul punto di uccidersi.
Suonando al Ronnie Scott’s si ruppe una caviglia e fu in quel momento che decise di rompere in tronco con alcol e droga che, oltretutto, non c’entravano nulla con la sua personalità.

Un giorno Keith, che ha attraversato ogni possibile fase data dal consumo di droghe, trovò Charlie svenuto in studio; qualcosa che per lo stesso Charlie significava una mancanza di professionalità imperdonabile. Keith lo raccolse e gli disse: “queste cose si fanno a 60 anni!” Allora Charlie ne aveva 40.

KEEP IT SIMPLE
L’intro trascinante di Get Off My Cloud e la linea di basso di Wyman in 19th Nervous Breakdown, hanno mostrato come gli Stones fossero molto più di Mick, Keith e Brian (Jones). I groove di Satisfaction e Jumping Jack Flash probabilmente non sono così creativi se paragonati a quel che Ringo Starr ha fatto per Ticket To Ride o Tomorrow Never Knows ma certamente sono stati di grande ispirazione per molti altri batteristi a venire.
“Prendi groove semplici come Start Me Up o Brown Sugar” – ha detto Rob Wallis – “e prova a suonarli come fa Charlie, con quel tiro vecchia scuola e senza suonare il charleston sul due e sul quattro quando suoni il rullante. A quel punto ti fai un’idea del modo in cui egli crea il feeling dei brani. Non è facile. Provaci…”

UNA PERSONA VERA
Ad esclusione del periodo turbolento nel corso degli Ottanta, Watts è sempre stato una forza pacificatrice all’interno della band. Lo stesso Richards ha raccontato in più occasioni di quanto Watts e Wyman fossero due persone con i piedi a terra, in compagnia delle quali era difficile sbagliare. Se al loro posto ci fossero state altre persone, probabilmente gli Stones sarebbero finiti in breve tempo.

La prima volta che DeChristopher ha incontrato Charlie a un soundcheck degli Stones è stata nel New Jersey nel 1997, poiché gli aveva mandato alcuni Zildjian degli anni ’40 da provare: “Charlie era molto gentile, e grato per i piatti che gli avevo portato. Mi chiese per quale Zildjian io lavorassi, ed io risposi “Armand”. Allora Robert Zildjian si era appena staccato per formare Sabian. Lo invitai a sentire Brian Blade con Josh Redman al Regatta Bar di Boston, e lui mi disse che mi avrebbe fatto sapere. Qualche giorno dopo mi richiamò per dirmi che sarebbe venuto volentieri. Da allora la nostra amicizia non si è mai interrotta…”

“Ho una lettera che mi ha scritto Charlie” – ha dichiarato Wallis – “me la inviò per ringraziarmi dei dvd didattici che gli avevo inviato perché li firmasse. Li autografò tutti col suo trademark “C. R. Watts (drummer, The Rolling Stones)”… Come se non si sapesse in quale band suona! [ride]

CHARLIE WATTS È UN SOPRAVVISSUTO
Nel 2004 a Watts è stato diagnosticato un tumore alla gola. Dopo svariati trattamenti di radioterapia e l’ok dei medici, è tornato alla sua vita normale. Molti avrebbero pensato che dopo quello spavento, si sarebbe ritirato in famiglia a condurre una vita tranquilla ed agiata, e invece lui è tornato subito dietro la batteria della sua band.

E’ SEMPRE UNO STONE
Charlie ha detto più volte di aver considerato l’ipotesi di un ritiro, ma nel 2012, le date alla O2 Arena con Mick Taylor e Jeff Beck come ospiti, gli hanno fatto cambiare idea.

L’unico show a cui non aveva gran voglia di partecipare è stato il Glastonbury Festival… “Non è il mio modo preferito di trascorrere un weekend!”

Nell’ottobre del 2016 Steve White ha incontrato Charlie Watts nel corso del warm-up prima di uno show. Il suo suono? “Sempre solido, preciso e roccioso!” Poi ha aggiunto: “Keith è una leggenda amata da tutti, Mick è un frontman consumato e Charlie… beh, Charlie è sempre stato, e sempre sarà, il più cool di tutti!”

Testo di Wayne Blanchard
Traduzione di Francesco Sicheri


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